RED ALARM: INTERNET – ULTIMI GIORNI DI LIBERTA’

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 Internet, ultimi giorni di libertà

In
settimana il voto definitivo alla legge bavaglio con multe e obbligo di
rettifica. L’Italia va così verso la Cina, mentre parte anche la
schedatura delle web tv. Normative impensabili nelle altre democrazie

 

Cala il sipario sul web, uno degli ultimi spazi disponibili per fare circolare liberamente le idee. Il
comma 29 dell’articolo 1 della legge bavaglio impone che ogni sito,
blog, forum, pagina Facebook, canale YouTube, debba sottostare
all’obbligo di rettifica
previsto per le testate
giornalistiche. Si rischiano multe fino a 12mila euro.  Nel frattempo
l’Autorità garante per le Comunicazioni ha pubblicato gli schemi dei
regolamenti in ossequio al Decreto Romani. D’ora in poi le web tv ed i
video blogger italiani dovranno chiedere all’Agcom un’autorizzazione per
andare online e versare 3000 euro per l’iscrizione. Mentre nel mondo sempre più paesi guardano con lungimiranza alla rete,
in Italia procede a tappe forzate il progetto per controllare il web e
per zittire le tante voci contro il palazzo che popolano Internet   di Federico Mello e Guido Scorza

 

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Blog | di Guido Scorza

26 luglio 2010

Vogliono imbavagliare (anche) la Rete

Il nostro Premier non ama la Rete e questo non è né un mistero né una notizia.

Perché mai, d’altra parte, il Signore dell’oligopolio dell’informazione italiana ed il Re del TELE-COMANDO dovrebbe
guardare anche solo con interesse ad uno strumento come la Rete che
consente a chiunque di dire la sua a pochi click di distanza dal sito
internet di RAI UNO che pubblica i video promo del prode Minzolini?

In un mondo che guarda al web – eccezion fatta per qualche regime
totalitario – come ad una straordinaria risorsa democratica ed ad un
diritto fondamentale dell’uomo e del cittadino, la radicale assenza, da
parte di questo Governo, di qualsivoglia politica dell’innovazione è di
per sé un fatto preoccupante.

Difficile sentirsi sereni e
cittadini di un Paese moderno quando il Sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio, Gianni Letta – mentre il resto d’Europa investe milioni
di euro per promuovere la diffusione della banda larga per uscire dalla
crisi – ti dice che noi investiremo in banda larga solo dopo che – non è
dato sapere come – saremo usciti dalla crisi o,
piuttosto, quando il Ministro dell’Innovazione nel promuovere un
progetto vecchio di cinque anni e anti-innovativo come la PEC, destinata
a far la gioia solo di Poste Italiane aggiudicataria – non certo a
sorpresa – di una concessione da 50 milioni di euro l’anno, lo battezza
“la più grande rivoluzione culturale mai prodotta in questo Paese”
nonché “la migliore riforma italiana dal dopoguerra ad oggi” .

Negli ultimi mesi, tuttavia, sta accadendo qualcosa di più.

C’è un disegno nel Palazzo che ha per obiettivo quello di imbavagliare
anche l’informazione libera online e consegnare la Rete nelle mani dei
Signori dell’informazione di un tempo perché la utilizzino come una
grande TV.

Nessuna teoria complottista ma solo l’analisi dei fatti.

L’ormai celebre – nel senso dello strangolatore di Boston e non certo
di un premio nobel per la pace – DDL intercettazioni, tra le tante
disposizioni liberticida, contiene un art. 29 che estende a tutti i
gestori di siti informatici – e dunque all’intera blogosfera italiana –
l’obbligo di rettifica previsto dalla vecchia legge sulla Stampa datata
1948 e scritta dai padri costituenti quando Internet non esisteva
neppure nell’immaginario degli scrittori di fantascienza.

All’indomani dell’approvazione del DDL, se un blogger ricevuta una
richiesta di rettifica non provvederà entro 48 ore sarà passibile di una
sanzione pecuniaria fino a 12 mila e 500 euro: una pena accettabile per
un editore tradizionale ma di gran lunga superiore agli utili di un
lustro di uno dei tanti blog che popolano la blogosfera italiana,
garantendo quell’informazione libera che solo pochi giornali e poche TV
hanno potuto e saputo sin qui assicurare.

Il malcelato obiettivo
perseguito dal Palazzo con questa disposizione, ancora una volta, non
ha niente a che vedere con la tutela della privacy dei cittadini e
risponde, piuttosto, alla finalità di disincentivare i non
professionisti dell’informazione ad occuparsi di informazione in modo
tale che, anche nell’era di internet, l’informazione, in Italia, possa
essere controllata esercitando pressioni politiche ed economiche su un
numero quanto più limitato possibile di persone.

Nei giorni
scorsi due emendamenti al comma 29 dell’art. 1 del DDL intercettazioni
presentati, in Commissione Giustizia alla Camera, al fine di
“ammorbidire” l’impatto della disposizione sull’ecosistema Internet,
sono stati, addirittura, dichiarati – del tutto inspiegabilmente –
inammissibili dal Presidente, Giulia Bongiorno .

La Rete ha reagito con una lettera aperta indirizzata al Presidente Fini ed a tutti i deputati italiani, ma, naturalmente, le chance che il testo del comma 29 venga modificato nella discussione in aula appaiono prossime allo zero.

Frattanto – ed è proprio questa coincidenza e sovrapposizione di eventi
a non consentire più di giustificare quanto sta accadendo sulla base
del fatto che il Palazzo sia abitato da dinosauri che non conoscono la
Rete – l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato,
nell’ambito di una consultazione pubblica, gli schemi di due Regolamenti
volti a disciplinare la diffusione di contenuti audiovisivi a mezzo
internet in ossequio all’ormai famoso Decreto Romani.

Tutte le
web tv ed i video blogger italiani, in forza degli emanandi regolamenti,
dovranno chiedere all’Agcom un’autorizzazione – o almeno indirizzarle
una dichiarazione di inizio attività -, versare 3000 euro per il
rimborso delle spese di istruttoria (quali?) e, soprattutto, finiranno
assoggettati, tra gli altri al solito obbligo di rettifica, sempre entro
48 ore e sempre sotto la minaccia di una sanzione fino a 12 mila e 500 euro .

L’obiettivo dell’ultimo scellerato progetto di Palazzo sembra evidente:
ora che il Cavaliere si accinge a sbarcare in Rete avendone forse,
almeno, subodorato le enormi potenzialità, la vuole tutta per lui, per i
suoi amici e per i soli suoi nemici che ha, comunque, la garanzia di
poter controllare almeno in termini economici.