No alla rettifica per tutti i "siti informatici": DECRETO ALFANO

No alla rettifica per tutti i “siti informatici”: DECRETO ALFANO

http://www.partito-pirata.it/magazzino/blog_alfano.png

 

http://www.byoblu.com/post/2010/05/09/La-fine-dei-blog-italiani.aspx

 


La fine dei blog italiani

La fine dei blog italiani

La fine dei blog italiani


  Non è che ci sia davvero qualcuno contrario all’idea che sia giusto e doveroso chiedere scusa e rettificare quando si sbaglia. Il punto sono i modi e i tempi. Est modus in rebus. Cum granu salis. In medio stat virtus. Tocca a voi.

  Già la sola idea di applicare una legge pensata nel 1948, la legge sulla stampa, al mondo multimediale e iperconnesso del 2010 è aberrante come
ostinarsi ad utilizzare il fax invece di scansionare un documento e
inviarlo per email. Tanto vale rimettere la Terra al centro
dell’universo e ricominciare daccapo con gli esperimenti sulla caduta
dei gravi.
 Secondariamente, stiamo parlando di un provvedimento oscurantista
quanto la demonizzazione dei primi cinematografi, del telefono o del
rock’n’roll. Mentre l’Europa sancisce infatti la tutela delle nuove
forme di espressione digitali che riportano il cittadino al centro del dibattito politico e culturale, considerate una nuova forma di Rinascimento dopo un lungo medioevo della comunicazione
dominato dalla libertà di parola ma dal divieto di essere ascoltati,
l’Italia legifera in senso contrario e sta per assestare un durissimo
ed esclusivo colpo all’informazione dal basso.

 

  Del resto, dobbiamo o non dobbiamo distinguerci per fare l’interesse
delle lobby sempre e ad ogni costo? Vogliamo o non vogliamo salvare
l’editoria dalla lenta e inesorabile migrazione dei lettori verso il
web? E’ necessario o non è necessario conservare i privilegi dei pensatori autorizzati, inseriti in questa o in quella corrente e foraggiati adeguatamente
per tutta la stagione del campionato? E bisogna o non bisogna evitare
infine che chiunque possa dire qualsiasi cosa, finendo così per dare
attuazione nientemento che ad un articolo della sovversiva Costituzione?
 
 Bene. Se almeno su questo siamo tutti d’accordo, allora il Diritto di Rettifica casca come il cacio sui maccheroni. Apparentemente diamo corso all’applicazione del diritto a non essere diffamati; concretamente rendiamo
invece impossibile per un blogger scrivere di qualsiasi cosa che non
siano ricette di cucina o racconti delle vacanze, in quest’ultimo caso
stando attenti però a non parlare male dell’albergatore.

 Tra una settimana, se non cambia qualcosa, insieme al DDL Intercettazioni
passa anche l’equiparazione di tutti i siti informatici (?) ai soggetti
regolamentati dalla legge sulla stampa del 1948, per quanto riguarda il
dovere di ottemperare alla rettifica di informazioni ritenute,
arbitrariamente, lesive della reputazione di un soggetto terzo.

 Cosa significa? Supponiamo che io scriva qualcosa che Tizio o Caio
ritengono lesivo nei loro confronti. Bene: Tizio o Caio mi fanno
scrivere dal loro legale una bella raccomandata A/R dove mi si chiede
di rettificare. Innanzitutto osserviamo che la rettifica ha senso in un
mondo dove gli spazi di comunicazione sono limitati e non accessibili, e quindi non nella rete internet
dove tutti possono, a costo zero e senza competenze informatiche,
diffondere una loro versione dei fatti che la blogosfera ha tutti gli
strumenti per mettere in rilievo e contrapporre alle informazioni
ritenute lesive. La vera norma inernetticida, tuttavia, si manifesta con l’obbligo di ottemperare alla richiesta di rettifica entro 48 ore dalla data di ricezione della comunicazione. Altrimenti? 13mila euro di multa.

 Siete intelligenti. Voi capite che alla prima sanzione un qualsiasi blog, compreso questo che già sta lottando per sopravvivere anche senza multe, recherà in calce l’intestazione "chiuso per pignoramento". Perchè? Non certo perché non vuole rettificare, anche ammesso che fosse giusto farlo, ma per motivi di ordine pratico.
  Un blogger non ha una redazione nè un ufficio con una segretaria.
Questo significa che una raccomandata può essere ricevuta dal
portinaio, dalla mamma, dal gatto, o giacere per due settimane nella
casella della posta. Anche qualora la comunicazione pervenisse all’incauto avventore dell’Art.21, non è detto che questi sia nelle condizioni di poter rettificare entro 48 ore.
 Facciamo il mio caso, che sono già uno iper-connesso. Non sempre sono
a casa, davanti al computer. Capita che per lunghi periodi io girovaghi
per lo stivale a caccia di immagini, notizie, contraddizioni. E vi
garantisco che trovare una connessione ragionevole, nel paese della
banda stretta e degli 800 milioni rubati,
se non siete in una ricca e florida metropoli può diventare un’impresa
ai limiti dell’impossibile. Spesso leggi la posta elettronica dal
cellulare, in piedi con una gamba sola su uno sgabello per aumentare la
ricezione, e il blog non è fatto per essere aggiornato agevolmente da
un dispositivo mobile. Non il mio. Quest’estate, ad esempio, ho passato
una settimana in Puglia, per parlare di rete e informazione libera, in
un paesino dove non arrivava neppure il telefono, altro che banda
larga, e ho soggiornato in un fantastico, meraviglioso trullo dove il
cellulare era utile come fermacarte. Una situazione idilliaca per
quanto riguarda l’attenuazione dello stress, ma di certo non ideale per
chi deve rettificare entro 48 ore.
 In più c’è anche il caso – non il mio – che un blogger incauto decida di prendersi una piccola vacanzina al mare, in montagna o in qualche spiaggia caraibica.

 Se passa il DDL Intercettazioni senza che nessuno ripresenti gli
emendamenti che fanno fuori l’equiparazione alla legge sulla stampa,
per chiudere un blog come questo basterà attendere il momento più
opportuno, magari studiando gli spostamenti dell’autore, e poi inviare
una raffica di richieste di rettifica quando lui presumibilmente non è
in grado di ottemperare entro le 48 ore richieste. A 13mila euro a botta,
senza le spalle grosse di un ufficio legale competente e ben
dimensionato, si spezzano le gambe a qualsiasi privato cittadino e alle
sue smanie da libertà di parola.

 Alzi la mano chi, fra una settimana, avrà ancora voglia di continuare a rischiare.

 p.s. manco a dirlo, questo accade solo
nell’Italia antistorica a cavallo tra il XX e il XXI secolo, in totale
controtendenza con l’espansione dei diritti digitali che sta fiorendo
in tutta Europa, con
il novero della banda larga tra i diritti fondamentali di cittadinanza.

 

velvet underground – venus in furs

 

Shiny, shiny, shiny boots of leather

Whiplash girlchild in the dark

Comes in bells, your servant, don’t forsake him

Strike, dear mistress, and cure his heart

Downy sins of streetlight fancies


Chase the costumes she shall wear

Ermine furs adorn the imperious

Severin, Severin awaits you there

I am tired, I am weary


I could sleep for a thousand years

A thousand dreams that would awake me

Different colors made of tears

Kiss the boot of shiny, shiny leather


Shiny leather in the dark

Tongue of thongs, the belt that does await you

Strike, dear mistress, and cure his heart

Severin, Severin, speak so slightly


Severin, down on your bended knee

Taste the whip, in love not given lightly

Taste the whip, now plead for me

I am tired, I am weary


I could sleep for a thousand years

A thousand dreams that would awake me

Different colors made of tears

Shiny, shiny, shiny boots of leather


Whiplash girlchild in the dark

Severin, your servant comes in bells, please don’t forsake him

Strike, dear mistress, and cure his heart


More lyrics:
http://www.lyricsfreak.com/v/velvet+underground/#share

IL PEGGIOR DISASTRO AMBIENTALE CHE LA STORIA RICORDI IN 48 FOTO

http://erooups.com/2010/05/06/the_worst_oil_disaster_in_the_history_of_mankind_48_pics.html

 

 

 

 

The explosion on the British Petroleum (BP) Deepwater Horizon rig
about which we have written here has led to disastrous consequences.
Every
day, 800 thousand liters of oil continue to pour into the waters of Gulf
of Mexico. This is the most terrible thing that happened in the history
of oil production. 

 

 

Similar incidents on the drilling rigs were not witnessed for more
than 50 years.
On the platform Deepwater Horizon an explosion
occurred. At the time of the tragedy there were 126 workers. 11 of them
are declared missing. After two days of fire, the oil rig sank.

CONCEPTART GALLERY

http://conceptart.org/gallery/

 

ADD YOUR GALLERY

 

 

PERCHE’ GUARDI – BEGGAR’S PERFORMANCE.MOV

 

HAI FAME?

FOODPOWER @ http://www.foodpower.it/Italiano/Index.htm

CONCEPT: FRANCA FORMENTI

REGIA: FRANCA
FORMENTI – ORSOLA SINISI

Cibo in strada o da strada
o per strada ma sempre sulla strada .

La strada metafora anche
di chi è rimasto senza un tetto e senza un lavoro, di chi è costretto ad
andarsene dal proprio paese o di chi semplicemente si è solo stancato
di far parte di un meccanismo spietato che non perdona coloro che
rimangono indietro.Cibo in strada o da strada o per strada ma sempre
sulla strada .

La strada metafora anche
di chi è rimasto senza un tetto e senza un lavoro, di chi è costretto ad
andarsene dal proprio paese o di chi semplicemente si è solo stancato
di far parte di un meccanismo spietato che non perdona coloro che
rimangono indietro.

Una strada o una piazza milanese d’inverno potrebbero anche
essere vissute con la speranza di riuscire, nonostante tutte le
difficoltà, a sopravvivere al gelo metropolitano, almeno un’altra
volta.
Milano, da sempre città degli affari per antonomasia, città da bere, e
ora, grazie all’Expo, da mangiare, anzi divorare a morsi con il
rischio di ingozzarsi senza averne assaporato il meglio.
Perchè, si sa, l’economia capitalista come quella che permea la vita
milanese è, o almeno sta cercando di tornare ad essere, ingorda,
bulimica e tende a fagocitare anche se non ha fame, solo per la smania
di accumulare, con l’ambizione di tornare a imporsi sulle scene
mondiali come in passato, quando risplendeva grazie alla moda e al
design. La nuova chiave del successo però è ora da ricercarsi
nell’arte della cucina creatrice di Identità Golose, manifestazione
sublime e capricciosa di una sindrome da prima donna che minaccia di
eclissare con elegante maestria sia le famose settimane della moda
che quelle del design.
Sarà lei la nuova star business del futuro milanese?
Sarà lei quella che farà ballare sui tavoli i giovani broker di Piazza
Affari?
Sarà lei a consacrare lo star system dei grandi chef come nuove icone
del terzo millennio?

Foodpower dice si, sarà lei che con gioia innovativa e
polemiche scontate cambierà le carte in tavola delle coordinate
milanesi, trasformando la mappa del quadrilatero della moda in un
quadrilatero di eventi food and wine .
E chissà che anche moda e design non si adeguino inchinandosi al nuovo
dio cibo? In fondo anche nelle vetrine più chic quest’anno è stato
esposto cibo in bella vista e nelle campagne pubblicitarie il bel
maschio latino pasteggia con gusto e virilità.
Chissà che in quelle delle griffes più famose non ci finisca un
culatello o un piatto d’autore pur di far quadrare i bilanci?

Al centro di questo terremoto visionario di amori, invidie e
guerra dei coltelli, FOODPOWER cercherà di adeguarsi alla nuova
filosofia lombarda, o meglio milanese, della città che corre, e farà
un tentativo di sfruttamento etico di un senza tetto invitandolo a
prendere consapevolezza del suo essere e ottimizzando al massimo il
suo stile di vita, traendone profitto.
Anche poco ma pur sempre profitto.
Se la gente che abita la strada aumenta, se dà fastidio, se toglie
decoro alla città, perché non provare ad inventare un nuovo modo di
elemosinare, uno che sia in grado paradossalmente di creare profitto?
Secondo la cinica filosofia del profitto, ogni gesto dell’essere umano
deve essere finalizzato al tentativo di creazione di un affare
economico, perchè non è forse l’economia il più grande pilastro della
società?

In fondo Shockeconomy di N. Klein diceva anche questo.
Se quindi viviamo in una società schizofrenica in cui la multinazionale
tiranneggia e solo chi ha il senso del business può vincere, in cui
la lotta al cambiamento a nulla serve se non a distrarre le menti e a
soffocare il comune senso di colpa, non potrebbe la contestazione,
anche online, diventare una sorta di terapia di massa?
Siamo tutti appagati e convinti di aver ingannato un sistema che fa
muovere miliardi per il solo fatto che consumiamo elettricità per
collegarci in rete.

Evitando però digressioni prolisse circa l’inganno e
concentrando invece l’attenzione sul tema del cibo prendiamo ad
esempio un “soul-coach”, cioè “un addestratore dell’anima”, come Dan
Lerner, che con rigore condito di carisma inizia al rito della
cucina, o meglio dello star in cucina, uno dei tanto esclusi dalla
società.

D’altronde il mendicante non mostra sempre un cartello con
scritto “HO FAME”
FOODPOWER ha capovolto la richiesta in offerta: “HAI FAME?”
A volte avere fame non significa voler mangiare ma voler essere sfamato
da altri con premura e attenzione .
Indagare sul meccanismo del crescente fenomeno dello street food, del
consumo fuori casa di un pasto caldo che ritempri l’animo e
rinvigorisca i sensi.
Il cibo di strada: territorio vasto e ancora misterioso sia dal punto di
vista commerciale che da quello culinario, almeno qui
in Italia.

Il senza tetto offre un servizio di breve ristoro al passante
chiedendo un offerta. E allora perchè non creare un business e
trasformare lo slogan padano
“aiutiamoli a casa loro” in “usiamoli a casa nostra”?

Foodpower rappresenta un’ardita ma necessaria e divertente
innovazione del modello economico, tesa a ribaltare il degrado delle
strade milanesi e a far rinascere il tradizionale salotto del nord.
Anche chiedere la carità diventerà un’azione di street art redditizia e
appetitosa.

 

GRECIA – 2

DA      http://toscana.indymedia.org/article/8794

 

MORIRE IN GRECIA

 

La dichiarazione di un impiegato della
Marfin Bank, nella cui filiale incendiata hanno trovato una tragica
morte i tre impiegati.

Dai media greci apprendiamo che tre impiegati
di una banca di Atene sono rimasti uccisi a causa di un incendio
appiccato dai manifestanti. Non si tratterebbe di un attacco attuato da
gruppi di guerriglia, attivi nella distruzione dei luoghi del capitale
ma non dei suoi lavoratori, bensì di un rogo scaturito dal lancio di
molotov da parte dei manifestanti. Sono i primi morti in questa ondata
di furia collettiva in risposta alle misure del governo, programmate per
riparare a un fallimento del bilancio nazionale generato dai poteri
finanziari e politici.


Seguono i commenti e una dichiarazione tratti da
http://www.occupiedlondon.org/blog/
– sito anarchico di riferimento per la traduzione in inglese delle
lotte e delle azioni in grecia – Traduzione di informa-azione


Le tragiche morti di questa notte lasciano poco spazio ai commenti;
siamo tutti davvero scioccati e profondamente rattristati da questo
evento. A coloro che insinuano che queste morti possano essere state
deliberatamente causate dagli anarchici, possiamo solo rispondere così:
noi non prendiamo le strade, rischiando la nostra libertà e le nostre
vite fronteggiando la polizia, con lo scopo di uccidere altre persone.
Gli anarchici non sono assassini, e nessun tentativo di lavaggio del
cervello, ad opera del primo ministro Papandreou, dei media nazionali e
internazionali, deve riuscire a convincere chiunque del contrario.


Detto ciò, con gli sviluppi della vicenda che si susseguono
freneticamente, vogliamo pubblicare la dichiarazione di un impiegato
della Marfin Bank, nella cui filiale incendiata hanno trovato una
tragica morte i tre impiegati.


“Mi sento in dovere, nei confronti dei miei colleghi oggi ingiustamente
morti, di comunicare alcune obbiettive verità. Sto facendo pervenire
questo messaggio a tutte le agenzie di stampa. Chiunque abbia ancora un
po’ di coscienza dovrebbe renderlo pubblico. I restanti possono
continuare a fare il gioco del governo.


I vigili del fuoco non hanno mai rilasciato una licenza all’edificio in
questione. L’approvazione per la sua operatività è avvenuta sottobanco,
come avviene praticamente per tutti gli esercizi commerciali e le ditte
in Grecia.


L’edificio in questione non è in possesso di alcun dispositivo di
sicurezza, né installato né pianificato, non ci sono irrigatori dal
soffitto, uscite di emergenza o idranti. Ci sono solo alcuni estintori
portatili che, di certo, non sono in grado di contenere l’incendio di un
edificio con standard di sicurezza obsoleti.


Nessuna filiale della Marfin Bank ha dipendenti addestrati a gestire un
incendio, nemmeno all’uso corretto dei pochi estintori di cui siamo in
possesso. I manager usano come pretesto il costo elevato di tali
addestramenti per non attuare le misure basilari per la protezione dei
propri dipendenti.


Non c’è mai stata un’esercitazione di evacuazione dell’edificio, né una
dimostrazione dei vigili del fuoco per istruire lo staff su come reagire
a simili situazioni. Le uniche forme di addestramento attuate alla
Marfin Bank hanno riguardato l’evacuazione dei “pezzi grossi” dai propri
uffici in caso di attacchi terroristici.


L’edificio in questione, nonostante la vulnerabilità della conformazione
e dei materiali, dai pavimenti ai soffitti, non è dotato di rifugi
antincendio. Materiali altamente infiammabili come carta, plastica,
cavi, mobilio. L’edificio è obbiettivamente costruito in modo inadatto
ad ospitare una banca.


Nessun membro della sicurezza interna è a conoscenza di tecniche di
primo soccorso o antincendio, nonostante siano incaricati della gestione
della sicurezza dell’edificio. Gli impiegati della banca devono
improvvisarsi addetti alla sicurezza o pompieri in base agli umori di
Mr. Vgenopoulos [proprietario di Marfin Bank].


I dirigenti della banca hanno proibito ai dipendenti di abbandonare il
lavoro, sebbene questi lo avessero chiesto dalle prime ore della
mattina. I dirigenti intimavano di chiudere gli accessi e confermavano,
via telefono, che l’edificio doveva restare chiuso [con i dipendenti
dentro], arrivando anche a bloccare gli accessi internet per evitare che
i dipendenti potessero comunicare con l’esterno.


Da giorni oramai è in atto la volontà di ricattare i dipendenti della
banca riguardo le mobilitazioni di questi giorni, con l’offerta verbale
“o resti a lavorare o sei licenziato”.


I due poliziotti in borghese, stanziati regolarmente per la prevenzione
delle rapine, oggi non si sono presentati presso la filiale, nonostante
la direzione avesse rassicurato i dipendenti del contrario.


In fine signori [della banca], fate la vostra autocritica e smettetela
di fingere di essere scioccati. Siete responsabili per quanto accaduto, e
in un qualunque stato di diritto (come quelli che usate di volta in
volta come esempi chiave negli show televisivi) verreste arrestati per
le vostre scelte sopracitate. Oggi i miei colleghi hanno perso la vita
per malizia: la malizia di Marfin Bank e di Mr.Vgenopoulos in persona,
che ha esplicitamente dichiarato che chi non si fosse presentato a
lavoro [nel giorno dello sciopero generale del 5 maggio] avrebbe potuto
restare a casa anche quelli successivi perché licenziato.


Un impiegato di Marfin Bank"


Dichiarazione originale in greco:

http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_…63959

http://www.informa-azione.info/grecia_tre_impiegati_mor…mosse

 

SCUSATECI – [LA]COMUNE DI MILANO

 

scusateci

campagna de la comune di milano per scusarsi delle pessime scelte
politiche.

milano
considerata una delle capitali di Italia ed è il fulcro
della più vasta
area metropolitana d’Italia. Il suo ruolo
nell’economia nazionale è
riconosciuto a livello internazionale e la
sua continua trasformazione
urbana e architettonica, improntata
all’innovazione, la rendono una
testimone perfetta della modernità.
Città di origini celtiche e romane,
poi longobarda, spagnola,
asburgica, infine francese, ha da sempre
sperimentato diversità
culturali, che l’ha resa degna della definizione
popolare "Milan, l’è
un gran Milan". Episodi di patriottismo, tradizioni
di ospitalità,
curiosità nei confronti del diverso e del nuovo, grande
vivacità
culturale che ha permesso ad artisti di tutte le arti (musica,
scultura,
pittura, archittettura e design) di trovare l’ambiente ideale
nel
quale esprimersi, caratterizzano una storia che rende orgogliosi
tutti
gli abitanti.
Milano è però una città caotica, come tutte le
metropoli del secondo
millennio. Lo sforzo di governare e tenere ogni
dettaglio sotto
controllo è esplicito e visibile, ma a volte la
perfezione non può
essere garantita al 100 per cento.
Ma Milano
dal grande cuore è anche capace di capire i suoi sbagli, di
chiedere
scusa e forse, un domani, di riparare agli errori.
Per questo motivo
nasce la campagna SCUSATECI, con la quale
la comune di milano intende
porgere le scuse per i numerosi e inevitabili
sbagli commessi, che
hanno offeso la grande città.

 

http://www.facebook.com/#!/profile.php?id=100001063254694&ref=ts

 

IL DITO NELLA PIAGA: NUCLEARE

DI MARCO CEDOLIN

http://ilcorrosivo.blogspot.com/2010/05/il-dito-nella-piaga.html

 

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad durante il suo intervento
alla conferenza per la revisione del Trattato di non proliferazione
nucleare in corso al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York, ha chiesto lo
smantellamento delle armi nucleari americane in Europa ed in
particolare in Italia. Dal momento che “l’utilizzo di armi nucleari da
parte degli Usa ha scatenato una corsa al nucleare” e gli Stati Uniti
“usano la minaccia nucleare contro altri Paesi, compreso l’Iran”.

Una richiesta certamente legittima che “mette il dito nella piaga”
costituita dalla paradossale situazione esistente ancora oggi, ad oltre
60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, in stati Come Italia,
Germania e Giappone, deprivati della propria sovranità e ridotti al
ruolo di colonie degli Stati Uniti. Colonie deputate ad ospitare basi
militari di varia natura ed armamenti di ogni tipo fra cui una
considerevole quantità di testate nucleari.

Basti pensare che gli USA mantengono nel mondo circa 850 basi
(escludendo quelle segrete di cui non è nota l’ubicazione) 500 delle
quali in Europa e 113 in Italia. Proprio in Europa sono allocate 480
bombe nucleari, di cui 90 sul suolo italiano. L’Italia versa ogni anno
nelle casse statunitensi una cifra nell’ordine del mezzo miliardo di
dollari, per coprire il 41% dei costi delle basi USA e delle truppe
americane presenti nel nostro paese.

Posti di fronte alla richiesta di Ahmadinejad ed incapaci di produrre
una qualsiasi riflessione di un qualche spessore, i componenti della
delegazione italiana e delle altre delegazioni europee, hanno scelto la
via della fuga (che sempre si confà ai pavidi ed agli impostori)
abbandonando l’aula in segno di protesta.
Protesta per cosa? Solamente per qualcuno che ha avuto il coraggio di
dire la verità, quella verità che da 65 anni una classe politica servile
al proprio padrone a stelle e strisce continua a sottacere a tutti gli
italiani.

GRECIA

 

LA CRISI DELLA GRECIA SMASCHERA L'INGANNO DELLA UNIONE EUROPEA
 SOLIDARIETA' CON I LAVORATORI GRECI IN LOTTA!
La crisi della Grecia smaschera l'inganno dell'Unione Europea quale
spazio sociale solidaristico e mette a nudo le condizioni capestro che
i lavoratori greci ed europei devono pagare per salvare lo Stato greco
e le istituzioni capitalistiche sue creditrici. Uno dei 4 paesi
definiti oltraggiosamente PIGS dalle agenzie finanziarie
internazionali incrina le compatibilità europee ed apre una frattura
profonda nella costruzione capitalistica dell'UE.
Infatti, la Grecia dispone di un Prodotto Interno Lordo (PIL) di 280
miliardi di euro e un debito di 300 miliardi di euro. Una cifra che è
il 2,7 del PIL europeo, una miseria!
Debito che è detenuto in massima parte da banche e istituzioni
finanziarie europee. Si parla di 78 miliardi solo per le banche
francesi e tedesche. Quelle greche finanziano solo 48 miliardi del
debito.
Tra l'altro nel momento di massimo pericolo della crisi
internazionale, queste istituzioni  hanno ricevuto un salvataggio di
28 miliardi.
Quindi il prestito europeo e del FMI è soltanto per ripagare il debito
contratto dalla Grecia con le banche e le istituzioni europee, senza
ricorrere ai "mercati", perchè il tasso di rendimento ha raggiunto il
10% sui titoli decennali, cioè quello che le istituzioni greche devono
pagare oggi ai possessori di titoli di stato greco per ottenere
credito.
Quasi 6 punti in più dei titoli di stato del tesoro tedesco ed italiano.
Quindi il governo greco per i prossimi tre anni ottiene prestiti per
120 (o 135) miliardi da enti statali per pagare istituzioni private
(banche, assicurazioni, fondi, privati...).
Le clausole sono un interesse del 2% netto annuo per 3 anni e clausole
drastiche di contenimento del debito pubblico e sua riduzione.
La mobilitazione dei lavoratori greci ha ridimensionato in parte i
tagli che erano, inizialmente, drastici e "spartani", simili agli
aggiustamenti a cui sono costretti i paesi extraeuropei, detti anche
sottosviluppati. Ora arriva la cura da cavallo con drastica riduzione
della 13^ e 14^ mensilità, congelamento di stipendi e salari, nessuno
straordinario, ma ulteriore aumento dell'IVA prima al 19% poi al 21%
ora al 23%, tasse del 10% su alcol, giochi e tabacco, benzina...
aumenti della flessibilità, facilitazione nei licenziamenti a partire
dai precari.
Ovvero il rientro del debito/PIL dilazionato in 4 anni, con misure
economiche pesanti, ma meno drastiche e soprattutto indirette con
aumento del costo dei consumi e non taglio immediato dei salari. La
palla passa ai lavoratori greci che dimostrano discreta coerenza e
combattività.
Era l'unica soluzione possibile? No. Si sarebbe potuto, ma in barba
alle banche europee, puntare al consolidamento del debito di tre anni.
Quindi il non rimborso del capitale da restituire, ma solo il
pagamento degli interessi dovuti, a tassi accettabili, con un prestito
internazionale notevolmente inferiore. Con l'effetto di un relativo
calo della crescita del PIL (aspetto che condiziona la crescita del
debito, riducendolo), un maggior controllo dell'evasione fiscale e una
imposta patrimoniale sugli immobili e sulle rendite finanziarie per
ridimensionare il debito storico.
E non sarebbe stata una soluzione estremistica/comunista!
Ma le autorità greche e quelle internazionali hanno preferito puntare
il coltello alla gola alla classe lavoratrice greca, salvando profitti
e guadagni di banche ed imprenditori. La Grecia è un laboratori per la
crisi che sta colpendo l'intera Unione Europea.
Ma insorge la mobilitazione costante con scioperi generali continui,
cortei pacifici e militanti, settimane di mobilitazione continue di
lavoratori pubblici, privati, precari e studenti e pure piccoli
commercianti... con una sinistra che supera le polemiche storiche e si
mobilita tutta compatta, marxisti e anarchici di tutte le correnti in
prima fila nelle mobilitazioni.
Siamo tutti greci!!
Solidarietà alla lotta dei lavoratori greci, solidarietà al movimento
di resistenza!

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
3 maggio 2010

http://www.fdca.it

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